Ho avuto il piacere di essere invitata a partecipare, mercoledì 5 giugno, all’evento finale del progetto “Vivi la strada” promosso da Lega consumatori Lazio e Codici con la premiazione del video contest a cui hanno partecipato le scuole aderenti al progetto. Quest’ultimo ha avuto lo scopo di sensibilizzare i ragazzi sul tema della sicurezza stradale, gli incidenti purtroppo sono ancora la prima causa di morte nei giovani tra i 10 e i 19 anni. L’OMS riporta che, nel 2015, 115.000 ragazzi hanno perso la vita a causa di un incidente stradale. La maggior parte di questi erano maschi tra i 15 e i 19 anni. Nella top five per le cause di morte per i giovani ci sono anche violenza interpersonale e autolesionismo/suicidio, in particolare per le ragazze. Ovviamente ci sono molte differenze a seconda delle aree geografiche di provenienza e non sono riportati i dati di coloro che, pur non avendo perso la vita, hanno però subito danni fisici e psicologici gravi e permanenti a seguito di questi eventi traumatici.

Il mio contributo all’evento è stato proprio spingere la platea a ragionare sul perché sembra, dati alla mano, che gli adolescenti siano così propensi a mettersi in situazioni rischiose. Cosa succede nel cervello adolescente, a livello fisiologico, che possa dare conto di questo fenomeno? La ricerca ci dice che con la pubertà le aree cerebrali che regolano i livelli di dopamina sono molto attive, in particolare l’area dorsale dello striato, mentre le aree della corteccia frontale non hanno ancora completato lo sviluppo delle connessioni verso queste aree. I circuiti dopaminergici sono quelle aree del cervello coinvolte nel controllo di funzioni fondamentali per il comportamento emozionale, quali l’avvicinamento a un obiettivo, la motivazione, l’attenzione, l’apprendimento e la gratificazione, ma anche i movimenti volontari e la loro pianificazione. Le aree prefrontali invece sono quelle implicate nella pianificazione dei comportamenti cognitivi complessi, nell’espressione della personalità, nella presa delle decisioni e nella moderazione della condotta sociale.

Sorge spontaneo chiedersi, quindi, se davvero gli adolescenti siano delle inarrestabili e autolesive macchine in corsa o se invece ci siano altri fattori coinvolti nella propensione al rischio in questa fascia d’età.

Steinberg, psicologo all’università di Temple, Philadelphia, tramite il compito “chicken game” in risonanza magnetica funzionale (2011), dimostrò come gli adolescenti fossero più propensi a mettere in atto comportamenti rischiosi e impulsivi quando veniva detto loro di essere osservati durante il compito, da un gruppo di pari. Il “chicken game” è un videogioco che prevede che i ragazzi guidino nello scanner una macchina, attraversando 20 semafori in sei minuti. Molti ragazzi decidevano di proseguire al primo semaforo rosso, altri aspettavano il verde. I ricercatori hanno potuto costatare che quando ai ragazzi veniva detto di essere soli al momento di svolgere il compito, essi tendevano a rispettare i semafori con una frequenza simile ai giocatori adulti. Quando invece gli veniva fatto credere di essere osservati da un gruppo di pari, assumevano maggiormente comportamenti rischiosi che si accompagnavano ad una maggiore attivazione dello striato ventrale sensibile alla ricompensa.

Peake e colleghi, nel 2013, hanno evidenziato come negli adolescenti l’esperienza dell’esclusione sociale da parte del gruppo dei pari giochi anch’essa un ruolo cruciale nella propensione a comportamenti rischiosi. In particolare sembra che i ragazzi che riportano vissuti di vittimizzazione o esclusione sociale siano maggiormente vulnerabili al rischio (Telzer, 2018).

Inoltre studi più recenti hanno evidenziato come anche i fattori emotivi potrebbero influenzare e peggiorare le prestazione degli adolescenti in compiti di autocontrollo. Infatti nelle situazioni emotivamente neutre, gli adolescenti hanno performance cognitive molto simili agli adulti, ma quando le situazioni presentate sono emotivamente negative o avversive, le prestazioni dei giovani nell’autocontrollo peggiorano (Cohen et al., 2016).

Gli studi a cui ho fatto riferimento ci confermano la tendenza degli adolescenti a mettere più facilmente in atto comportamenti rischiosi rispetto agli adulti, ma soprattutto ci indicano la presenza di altre variabili che hanno un ruolo fondamentale nel determinare il comportamento, ovvero il contesto sociale ed emotivo nel quale i giovani si trovano. Questo dato è di estrema importanza perché chiarisce che l’equazione adolescenza uguale propensione al rischio è una generalizzazione inappropriata e soprattutto ci fornisce le indicazioni necessarie per discriminare e promuovere i fattori di protezione.

È inoltre giusto considerare che le caratteristiche neurologiche tipiche dell’adolescenza hanno anche un valore funzionale adattivo. Come accennato sopra la dopamina è quel neurotrasmettitore particolarmente sensibile alla ricompensa, tenendo così viva la motivazione, spingendo l’individuo ad intraprendere nuove esperienze e a perseguire obiettivi anche ambiziosi, caratteristica fondamentale in adolescenza dove ci si affaccia a nuove amicizie, nuovi amori, nuove imprese, si scopre la sessualità e si inizia a prendere la distanze dal nido. Per fare tutto questo ci vuole una bella dose di impulsività, coraggio e determinazione. La dopamina regola e favorisce anche l’attenzione, la concentrazione oltre che il buon funzionamento della memoria di lavoro e dell’alternanza sonno/veglia, tutti fattori indispensabili in un’età dove si studia e si imparano moltissime cose nuove.

Alla luce di tutto quello che abbiamo detto sembra quindi che il periodo adolescenziale sia una fase della vita senz’altro molto delicata ma particolarmente fertile ed utile. Un periodo dove ha estrema importanza il contesto sociale ed emotivo nel quale i ragazzi sono immersi, sottolineando, ancora una volta, quanto la famiglia, la scuola, le interazioni tra pari e i luoghi e le occasioni di aggregazione come lo sport, gli scout o gli hobby, etc siano di vitale importanza e, se funzionali, imprescindibili fattori di protezione per coloro che saranno, a breve, i futuri adulti.