Il vaginismo è un sintomo sessuale frequente e ingravescente. La frustrazione reiterata che comporta l’impossibilità al rapporto sessuale, è spesso causa di una progressiva perdita del desiderio sessuale e della capacità di eccitazione, fino al totale evitamento di ogni forma di intimità erotica.

Il vaginismo è definito come uno spasmo involontario ricorrente o persistente della muscolatura del terzo esterno della vagina che interferisce col rapporto sessuale e causa distress significativo nella persona. In più, è spesso associato ad un variabile grado di fobia della penetrazione. In generale, il vaginismo interessa complessivamente l’1-2% delle donne in età postpuberale, arrivando al 15-17% della popolazioni (Graziottin, 2007).

Le cause che concorrono all’insorgenza del vaginismo sono molteplici, possono essere di tipo psichico, biologico e relazionali.

I fattori psichici, in particolare, possono creare paura della penetrazione che si struttura negli anni sino a diventare una vera e propria fobia. In tali situazioni la causa prima è psicologica (la paura del rapporto) ma diventa anche fisica in quanto la contrazione persistente del muscolo, spesso protratta per anni, finisce per automantenersi e stabilizzarsi. A questo punto la penetrazione diviene difficile o addirittura impossibile, e per guarire il solo lavoro psicologico non basta più: occorre un approccio integrato, medico e psicosessuale.

Di solito i fattori psichici sono associati a stimoli negativi in modo particolare quando si parla di penetrazione. Spesso, infatti, la paziente vaginismica ha una serie di tabù sulla sessualità con conseguente supervalutazione della verginità, frequentemente collegati alla religiosità, oppure ha subito pregresse violenze, abusi sessuali o traumi sessuali che creano l’ipereattività del sistema neurovegetativo e una sindrome post-traumatica da stress facendo così somatizzare il vissuto dell’abuso, nella specifica fobia del coito, tipica del vaginismo. Racconti traumatici legati al primo rapporto sessuale, alla perdita di sangue o l’esperienza del parto, possono ancora contribuire  ad attivare o a slatentizzare una specifica fobia del coito.

Donne con vaginismo riportano una maggiore visione negativa della sessualità e presentano un’alta predisposizione a reagire con disgusto solamente al pensiero  del contatto con la vagina o alla penetrazione del pene, elicitando così riflessi che attivano i muscoli del pavimento pelvico in modo involontario.

Molte donne affette da vaginismo presentano una forte paura dell’aggressività, nello specifico di quella sessuale. In più, si è notato una forte comorbilità con fobie diverse e i disturbi d’ansia (Graziottin, 2007).

In ultimo, possono contribuire al vaginismo i fattori relazionali, soprattutto quelli legati alla coppia. Sarebbe infatti buona norma nel trattamento del vaginismo, non limitarsi alla paziente ma estendere la nostra attenzione alla coppia, ricordando sempre che spesso nella coppia esiste un “induttore” del sintomo ed un “portatore” del medesimo. La paura nel vivere l’aggressività sessuale, è spesso condivisa dal partner, in generale descritto come un uomo buono, affettuoso, affidabile, per nulla aggressivo.

Ancora, le donne con vaginismo sono fortemente legate alla madre, o ad entrambi i genitori, percependosi ancora come “figlie” e non come “mogli/compagne”, posizione anch’essa condivisa dal partner, che a sua volta è legatissimo ai suoi. È come se nella coppia ci fosse ancora un cordone ombelicale non tagliato,  che li tiene in una dimensione sospesa, in un limbo di infanzia-adolescenza che gli permetta di vivere un forte affetto ma senza sperimentare la sessualità. Spesso, le donne che non sono in una relazione, attribuiscono la colpa alla loro condizione.

 

A cura della Dott.ssa Flavia Garau