Già dal 1922 anche in Italia, ci furono i primi tentativi di istituire una giornata dedicata alla donna, ma è solo dopo la guerra, nel ’45 che fu concretamente fissato un giorno sul calendario delle ricorrenze, per poi essere realmente celebrata solo l’anno successivo. Da allora, nel nostro paese, è stata fatta tanta strada in termini di diritti e parità giuridica. Basti pensare alle leggi su adulterio, delitto d’onore, aborto, divorzio e molto altro. È nei fatti, però, che c’è ancora molto da fare. È nella quotidianità e nelle relazioni che parità e rispetto sono ancora da conquistare. Le donne, così come gli uomini, si scontrano, ancora oggi, con gli stereotipi che le vorrebbero dedite madri e casalinghe, che, se lavorano, è solo per necessità, accettando anche salari inferiori ai colleghi uomini. Una brava donna è ancora colei che si occupa della famiglia, che si sacrifica per essa silenziosamente, che cura la propria immagine per essere attraente, che necessita di essere protetta dal padre, dal marito o dal fidanzato e che si mostra operosa, fragile e mansueta.
La American Psychological Association alcuni anni fa denunciò, in un report, la costante azione di sessualizzazione precoce e di adultizzazione a cui le bambine sono sottoposte sin da piccole, basti pensare ai bambolotti da accudire fornitissimi di culle, passeggini, fasciatoi, biberon, le cucine giocattolo attrezzatissime con pentoline e servizio da tè, trucchi e smalti, più o meno giocattolo, per essere “belle” come le mamme, insomma ci si allena sin da piccole ad interpretare il ruolo. Anche i maschi subiscono un precoce addestramento che però li spinge ad aderire al copione del macho, bello e dannato, che non deve chiedere mai. Sin da piccolo quindi verrà rifornito in gran parte di supereroi muscolosi e coraggiosi che non piangono mai, di pistole giocattolo, di palloni da calcio e così via. I libri, i film o i videogiochi destinati ai ragazzi sono sempre incentrati sulle azioni più che sulla narrazione di emozioni, cosa alla quale le ragazze invece hanno più facilmente accesso. Ai maschi spesso mancano storie e modelli di riferimento in cui ci siano protagonisti maschili che sappiano raccontare, e non solo mettere in atto, i propri sentimenti e le proprie emozioni, che sappiano trasformare il proprio vissuto emotivo in parole, piuttosto che in atti impulsivi, che sappiano dar voce, invece che pugni, alla rabbia, che reclamino il diritto, sacrosanto, di essere tristi e piangere senza essere considerati delle “femminucce”.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha individuato le principali life skills che permettono di gestire al meglio la propria esistenza. Sono sia abilità intra-personali che inter-personali, come ad esempio, la consapevolezza di sé e autocoscienza, la gestione delle emozioni, il pensiero creativo e critico, il problem solving, la comunicazione efficace, l’empatia e la capacità di negoziazione e gestione dei conflitti. L’OMS considera queste abilità essenziali per la crescita di ogni essere umano e le ritiene i principali strumenti di cui si può disporre per raggiungere e mantenere una condizione di ben-essere.
In genere è proprio chi vive relazioni ed esperienze problematiche ad avere meno life skills.
Ecco perché il nostro lavoro, come associazione, ha sempre l’obiettivo di lavorare per formare donne e uomini emotivamente e sentimentalmente competenti. Nella vita è importante sapere, saper fare ma anche saper essere. È il saper essere che fa la differenza in termini di capacità di gestire la propria esistenza. Come le prime due, anche il saper essere è un’abilità che però va allenata e sviluppata sin da bambini.
È proprio su questa idea che nasce il nostro progetto di prevenzione e sensibilizzazione sugli stereotipi e violenza di genere “Iniziamo a cambiare”.
Parte proprio in questi giorni, a ridosso della giornata internazionale della donna. Abbiamo scelto di lavorare con i ragazzi, in particolare sportivi, coinvolgendo anche padri, nonni ed educatori, facendo riferimento alle life skills necessarie per favorire lo sviluppo di individui che sanno essere.
Come detto prima infatti, solo uomini che sanno essere non avranno bisogno di ricorrere alla violenza per esprimersi. Solo sviluppando ed incrementando le proprie abilità nel saper essere è possibile sconfiggere e sradicare stereotipi e violenza. È poco fruttuoso semplicemente dire ai ragazzi chela violenza è sbagliata, che bisogna rispettare le donne, senza fornirgli anche gli strumenti personali per gestire le proprie emozioni, comunicare e trovare soluzioni rispettose di sé e degli altri.
“Iniziamo a cambiare” è il nostro omaggio a tutte le donne di oggi e domani affinché possano finalmente avere al loro fianco uomini capaci di ben-essere!