Più che un semplice strumento, quello di internet sta diventando un vero e proprio modo di comunicare e con il quale costruire anche la propria identità. Una modalità per attraversare e andare alla scoperta del mondo, dove intrattenere rapporti, amicizie e dove anche chiuderle.

Questo nuovo modo di comunicare rischia di accentuare il conflitto e di conseguenza il disagio, tra genitori e figli. Infatti, il conflitto presente nel rapporto tra genitore e figlio adolescente, anche se si è modificato negli ultimi anni, è sempre vivo e, attraverso di esso possiamo descrivere una forte forma di disagio e sofferenza sia da parte del figlio sia da parte dei genitori.

Se da un lato il ragazzo si trova a doversi riconsiderare in merito al proprio futuro e al proprio cambiamento, in un lavoro di elaborazione di se stesso e della propria identità in continuità, ma separata; dall’altro, anche i genitori si trovano a dover gestire una propria ridefinizione rispetto al loro rapporto di coppia e rispetto al loro essere genitori. Entrambi si ritrovano di fronte ad un lavoro comune che è quello di affrontare se stessi di fronte alle sfide che il mondo contemporaneo pone loro. Come elemento di questo possiamo certamente affrontare il tema della percezione dell’insicurezza sociale come elemento di sfida per entrambe le arti.

Un lavoro comune, tra genitori e adolescenti, è quello di affrontare l’insicurezza sociale. Come possiamo certamente costatare, la bassa soglia di sicurezza, che può essere sperimentata in modo particolare nell’epoca moderna, può portare a conseguenze sociali e psicologiche, arrivando a minacciare la stessa convivenza civile.

L’insicurezza sociale è un sentimento che va collegato alla paura che generalmente è procurata dalla criminalità o microcriminalità. Tuttavia può anche essere innescato da fenomeni che possiamo definire di disordine sociale, quali la presenza, in particolar modo nel luogo di vita abituale, di spacciatori di droga, tossicodipendenti, mendicanti prostitute; o disordine fisico, come per le aree urbane in stato di abbandono e di degrado, per il vandalismo (Gambini, 2011, 113).

Inoltre, oggi, è più che mai possibile parlare anche di disordine liquido. In un mondo in continuo cambiamento il rischio è quello di perdere di vista i punti di riferimenti sui quali pensare e costruire e ridefinire il proprio sé e la propria identità.

«Il complesso fenomeno della globalizzazione portatore di grandi trasformazioni tecnologiche, soprattutto nel campo della comunicazione di massa, ma anche di una crescente omogeneizzazione delle culture e di una certa dissociazione di ciascun individuo dalle sue solidarietà primarie per spingerlo verso entità sociali più ampie all’interno delle quali cresce l’anomia, e si indebolisce la ricerca di valori e legami sociali» (Formella-De Filippo, 2013, 116).

In questo senso possiamo leggere l’accezione di moderno di cui parla Bauman: «C’è tuttavia un tratto della vita moderna e della sua organizzazione che forse si distingue come la «differenza che fa la differenza», l’attributo cruciale dal quale tutti gli altri conseguono. Tale attributo è il mutato rapporto tra spazio e tempo» (Bauman, 2011, XXX). In questa teorizzazione l’autore stesso spiega la disintegrazione della rete sociale che vede come una nuova tecnica di potere che ha come propria arma il disimpegno e la fuga. Nella liquidità il mondo si ritrova a essere senza recinti, senza barriere e senza confini questo fa in modo che tutto sia libero di circolare, in particolare il potere: «Ed è la caducità, la friabilità, l’inconsistenza e la provvisorietà dei legami e delle reti di interazione umana che consente, in ultima analisi a tali poteri di assolvere il loro intento» (Bauman, 2011, XXXVIII).

In questo conteso sociale e che potremmo definire moderno, allora, cresce sempre più la cultura del provvisorio, dell’immediato. Tutto va vissuto velocemente con efficienza e profitto, altrimenti sei tagliato fuori. Tutto deve essere consumato anche quando si tratta di sentimenti e valori umani e questo per soddisfare la propria sete del tutto e subito. È l’intero contesto sociale a farsi liquido, dalla famiglia che da tradizionale punto di riferimento diventa un adattarsi alle situazioni dei singoli, alla società che perde la sua richiesta di specializzazione a discapito di un adeguamento dell’individuo al bisogno emergente e urgente.

Anche l’ultimo rapporto del Censis (2013) sulla situazione sociale in Italia ci aiuta a vedere come ciò, che noi abbiamo chiamato disordine liquido, è dato dal riflesso di una società che di fronte alla attuale crisi globale ha trovato come suo unico punto di svolta la possibilità di “galleggiare” in una reazione al contingente dove, famiglie e imprese, si sono dedicate ad un lavoro di puro e continuo adattamento.

Di fronte a queste prospettive l’incertezza con la percezione che gli individui, genitori e adolescenti in particolare, sperimentano è sicuramente un fattore di quel disagio comune su cui stiamo cercando di riflettere.

Moser, così come interpretato in Gambini (2011), ci aiuta a comprendere meglio il meccanismo di questo sentimento d’insicurezza elaborando un modello che comprende tre componenti: affettiva, cognitiva e comportamentale. La componente affettiva è un sentimento soggettivo di disagio, che è avvertito dall’individuo in un particolare ambiente o situazione; quella cognitiva fa riferimento alla conoscenza di episodi di criminalità avvenuti o che potrebbero avverarsi in un determinato luogo; infine, la componente comportamentale che attiene a comportamenti di fuga o di evitamento adottati come risposta alle sensazioni. La bontà di questo modello risiede nel presentarci una realtà multidimensionale data da elementi oggettivi, quali i rischi di vittimizzazione e soggettivi, visti nella percezione del rischio e nella vulnerabilità personale.

In conclusione possiamo affermare che per gli adolescenti la paura della vittimizzazione è alla base della loro percezione d’insicurezza.  Questa nasce dall’avere paura di subire un’aggressione, di essere minacciati nella propria identità personale e sociale così come dall’insicurezza relativa al controllo personale. Luoghi di tali insicurezza sono rappresentati dai cosiddetti “non luoghi”, come li chiama Augé (1996), quali stazioni ferroviarie, parchi urbani o zone deserte. Tra le persone, invece, che sono ritenute pericolose oltre ai classici criminali, troviamo gli stranieri, gli alcolisti e i barboni (Gambini, 2011, 114).

Anche sul versante genitoriale è presente un disagio che è legato a una percezione di insicurezza. Questo è alimentato dal concetto di paura per gli altri, concetto elaborato da Warr e rivisto da Gambini (2011). Gli altri sono le persone che appartengono alla rete delle relazioni primarie quali figli, coniuge, parenti e amici. Ruolo primario è rivestito dall’ambito famigliare, vista l’intimità dei legami. Questo spiega il perché di molti contrasti in relazione, soprattutto, alle richieste del figlio adolescente, quale ad esempio quella di stare fuori di casa per la notte. Possiamo quindi affermare che il disagio forte vissuto dai genitori fa riferimento da un lato alla paura che succeda qualcosa di grave ai figli e dall’altro dalla consapevolezza di dover lasciare loro spazi per sperimentare la propria autonomia anche in un contesto extra famigliare. Inoltre, quali fonti dell’insicurezza sociale, troviamo la paura che i figli siano coinvolti nell’uso di droghe, vittime di aggressioni e truffe. Per i genitori i luoghi pericolosi sono quelli non formali, ma anche quelli istituzionali, soprattutto la scuola, visto il crescente fenomeno del bullismo. Le persone individuate come pericolose sono spacciatori, ubriachi, zingari, gruppi di bande, extra comunitari e barboni (Cicognani-Zani, 2003).

Non si può pensare al mondo dell’adolescente, infine, senza fare riferimento alla rete globale rappresentata oggi da internet e dai nuovi mezzi di comunicazione. Essa rappresenta per i ragazzi il mezzo più immediato ed efficace per comunicare e per avere rapporti sociali con i coetanei, ma anche con gli adulti.

È soprattutto in questo ambito che è necessario che gli adulti sappiano leggere i segnali dell’insicurezza sociale dei propri ragazzi. La capacità dell’adulto di sapere gestire  e vivere la propria insicurezza sociale in internet permetterà all’adolescente di trovare un sostegno adeguato per l’identificazione e la crescita.

Il nostro centro offre sostegno, attraverso le proprie iniziative, per tutti quegli adulti che intendono approfondire questi aspetti della vita di oggi.

 

A cura del Dott. Marco Volante