Come ogni anno il primo martedì di febbraio la comunità mondiale celebra il Safer Internet Day. Una giornata intera per riflettere sulla modalità delle persone e in particolare dei ragazzi di stare in internet e usare al meglio della rete.

Generalmente siamo abituati ad affrontare il mondo di Internet guardandone i rischi, le trappole e tutto ciò che di negativo viene veicolato con e in esso. Vorrei, in queste poche righe, provare a dare una prospettiva diversa a questo mondo nel quale siamo ormai immersi, che fa parte della vita di tutti i giorni e che in qualche modo non possiamo più farne a meno.

L’avvento e lo sviluppo di internet, delle nuove tecnologie e, in questi ultimi decenni, dei social network hanno portato un grande cambiamento nella vita delle persone. In particolare, i social network sono spesso criticati e avversati in quanto considerati elemento negativo e fonte di malessere per la società attuale. I social[1], vengono individuati, spesso, come il luogo dove avvengono le tragedie moderne quali i suicidi/omicidi. Oppure il luogo dove maturano alcuni comportamenti assolutamente discutibili e negativi per la vita delle persone quali, ad esempio, il cyberbullismo o il sexting nel mondo dei ragazzi e gli attacchi alla reputazione personale tramite campagne di odio o fake news per quanto riguarda il mondo degli adulti. I social network vengono anche accusati di essere una delle cause da cui nascono le dipendenze tecnologiche o dove i ragazzi “si perdono” come avviene in quel nuovo fenomeno che prende il nome di Hikikomori.

Anche se, in parte, tutte questo è vero penso sia bene sottolineare che il fenomeno dei social network è molto più complesso. Esso, infatti, non è solo elemento negativo, ma è anche lo spazio di vita nell’oggi delle persone

Il mondo che noi tutti oggi abitiamo ha assunto altre dimensioni di vita, di spazio e di tempo. E se prima il luogo fisico era essenziale allo svolgersi e allo svilupparsi delle persone, oggi è venuto in secondo piano perché al suo posto ha preso vita, in modo preponderante, il mondo digitale. Una vita, però, mediata e supportata dalla realtà virtuale, online, operata soprattutto da Internet e dai social network. Proviamo a pensare  la realtà digitale come lo spazio ibrido e di incontro tra la vita offline e online. Spazio, dove giovani e adulti si muovono in modo nuovo e libero. Ben afferma Chiara Giaccardi: «nelle loro dinamiche quotidiane, attraversano e connettono i territori materiali e quelli smaterializzati della rete, senza soluzione di continuità e con grande naturalezza»[2].

Rispetto a circa quindici anni fa, in particolare i ragazzi, in rete ci vivono e passano la maggior parte del loro tempo e in questo spazio fanno cose diverse: «sperimentano nuove identità, chiedono consigli in merito a cose private, osservano di nascosto le conversazioni altrui, incontrano persone lontane o vicine, soprattutto si immergono in un flusso di comunicazione tra pari permanente e non controllato dagli adulti»[3].

Gli adulti, generalmente rappresentati dai genitori, sembrano essere senza poteri, quasi disarmati di fronte a questa novità che ha travolto la vita della loro famiglia e a cui non erano preparati. Se da un lato esisteva una distanza di tipo tecnologico che con il passare del tempo si è andata assottigliando, dall’altro è sempre esistita, e ancora esiste, una distanza culturale, sociale, che possiamo definire anche naturale.

In questo nuovo elemento rappresentato da ciò che potremmo definire come cyberplace, le persone, adulti e ragazzi, sembrano stare “sempre in contatto”. Sembrano vivere una relazione che non ha mai fine e che non trova spazio per un approfondimento. L’elemento culturale e antropologico della post-modernità fa da sfondo nel leggere la qualità che il contatto vissuto dai social network implica e realizza. Quale relazione nasce, allora da questo “stare in contatto”? Quale è la qualità di questo contatto? Quale e il ruolo dei social network nella costruzione delle relazioni oggi?

Si può sviluppare un tentativo di risposta a queste domande usando la chiave ermeneutica della GT e ponendoci su un continuum che si situa tra due elementi. Da un lato l’elemento dello spazio del cyber, visto come luogo di incontro tra online e offline, con il passaggio dalla visione di internet come polis «spazio dei tanti destini e delle tante possibilità»[4] a spazio della casa, dove l’intimità si apre all’estraneo e con esso entra e vive in relazione. Dall’altro lato lo spazio del tempo. Si tratta qui di prendere in esame il tempo del contatto, tempo della relazione.

In un incontro, in una scuola di Roma, con alcuni genitori sul tema del cyberbullismo e della rete internet, uno di essi è intervenuto per sostenere che dopotutto, la rete, internet e i social network non sono altro che uno strumento che ci permette di entrare e stare in relazione. Mi piace la saggezza di questo papà e partendo da questo vorrei sottolineare come ognuno di noi può utilizzare lo strumento dei social per relazioni mirate al benessere e alla crescita. Per fare questo è sempre più necessario costruire un alleanza, una relazione forte perchè, come dice lo slogan di quest’anno del SID “Insieme per un internet migliore”.

dott. Marco Volante, psicologo e psicoterapeuta

[1] In questo modo vengono abbreviati, nel gergo comune i social network.

[2] C. Giaccardi (2010), Abitare la rete: il web come luogo antropologico, in Giaccardi, C. (ed.), Abitanti della rete: giovani relazioni e affetti nell’epoca digitale, Vita & Pensiero, Milano, 7.

[3] S. Livingstone (2010), Ragazzi online: Crescere con internet nella società digitale, Vita & Pensiero, Milano, 121.

[4] G. Salonia (2012) Postfazione, in Romano R.G. (2012), Virtualità e relazionalità nella cybercultura. Percorso pedagogici tra ludos e patìa, Pensa multimendia editore, Lecce, 227-229, 227.