Diversi studi scientifici hanno più volte mostrato gli innumerevoli vantaggi dell’utilizzo del diario di automonitoraggio alimentare per chi ha disturbi dell’alimentazione e del peso ma anche per chi vuole “soltanto” migliorare la qualità del proprio stile di vita. Il diario è uno degli strumenti che il terapeuta può proporre al proprio paziente sia in fase di assessment, ovvero in fase di valutazione della problematica, sia in fase di trattamento. È uno strumento estremamente flessibile e personalizzabile, economico e di semplice utilizzo, che permette di raccogliere moltissimi dati sulle abitudini comportamentali del paziente così come i suoi pensieri e le sue emozioni riguardo al cibo che mangia o non mangia. Ovviamente più informazioni il terapeuta riesce ad acquisire migliore sarà il progetto di intervento che potrà elaborare per il paziente. Come detto prima, il diario alimentare è uno strumento estremamente flessibile e personalizzabile che il terapeuta può costruire ad hoc con il paziente a seconda dei dati che è necessario raccogliere; ad esempio si può chiedere al soggetto di registrare il tipo e la quantità di cibo che mangia, ma anche l’orario, il luogo dove viene consumato il pasto, i pensieri pre e post pasto, così come le emozioni oppure le sensazioni fisiche di fame e sazietà. Là dove necessario, è possibile aggiungere anche la raccolta di dati che riguardano le pratiche di compensazione (vomito, lassativi, esercizio fisico, digiuno, etc.) così come l’attività fisica effettuata. Insomma la struttura del diario alimentare può essere davvero cucita su misura per il paziente.

L’utilità dello strumento non finisce in fase di assesment, perché utilissimo anche durante tutta la fase di intervento. Innanzitutto allena la persona ad automonitorarsi in modo obiettivo, stimolando così la propria autoconsapevolezza su una sfera complessa e multi-dimensionale come quella alimentare e non solo.

È frequentissimo che il paziente abbia pensieri disfunzionali o false credenze sul proprio comportamento alimentare, ridefinibili durante il colloquio anche tramite le informazioni raccolte con l’automonitoraggio.

Spesso l’alimentazione per questo tipo di pazienti rappresenta una grande fonte di ansia e preoccupazione che producono affaticamento, insoddisfazione e disfunzionali e dispendiose strategie di controllo che purtroppo sono in parte causa del mantenimento del problema stesso.

Grazie alla raccolta obiettiva e puntuale delle informazioni salienti il terapeuta, durante i colloqui, può inoltre aiutare il paziente a trovare nuove strategie di gestione di situazioni che creano difficoltà, allenando così il paziente al problem solving. Acquisire questa abilità, insieme alle altre, sarà fondamentale per la buona riuscita dell’intervento soprattutto a lungo termine.

Il diario alimentare è anche un ottimo strumento per incrementare e mantenere la motivazione del paziente ad attenersi ad un regime alimentare più sano, perché fornisce una rappresentazione corretta dei successi e dei fallimenti nell’arco del tempo. Infatti la tendenza, purtroppo, è spesso quella di registrare in memoria soltanto gli errori e i fallimenti, producendo così nel paziente sconforto e un rapido calo della motivazione ad attenersi ad un più sano stile di vita.

Infine tra gli altri vantaggi che lo strumento presenta c’è anche quello di premettere una oggettiva percezione dell’andamento dell’intervento e delle abilità che il paziente sta acquisendo, consentendo così al terapeuta di adattare il lavoro terapeutico e rendendolo ancora più efficace e duraturo nel tempo.

Se ben utilizzato quindi il diario alimentare può essere uno strumento potente, senza effetti collaterali e soprattutto economico e di semplice utilizzo. Può essere fatto con carta e matita e personalizzato al massimo oppure anche sullo smartphone utilizzando alcune comode applicazioni che però non sempre assicurano la registrazione di tutte le informazioni desiderate.

Affinché lo strumento sia efficace però vi sono alcuni accorgimenti: bisogna tenerlo riservato e privato in modo da essere sinceri con se stessi e affidarsi al proprio terapeuta, averlo sempre a portata di mano per registrare il prima possibile tutte le informazioni e discutere delle eventuali difficoltà con il proprio terapeuta che saprà guidare il paziente verso il corretto utilizzo.

Insomma, provare per credere!

 

A cura della Dott.ssa Perla M. Amodio